Storia

La grande storia di un piccolo cinema

Fabio Palma, benzinaio dell’ENI, racconta la storia del cinema di famiglia  a Trevignano Romano, paese sulle rive del Lago di Bracciano, in un piccolo libro scritto assieme all’amico giornalista Corrado Giustiniani  (La balilla di Nonno Fabio, Fefè editore).  E’ la grande sfida di un piccolo cinema di provincia, che fa venire in mente Tornatore e “Nuovo cinema Paradiso”. Venne presentato per la prima volta  alla fine del 2006 a Trevignano, con Michele Placido sul palco e Michelangeelo Antonioni, ormai molto malato, che aveva voluto  dare il suo saluto rimanendo seduto nell’auto, ai bordi della piazzetta davanti al cinema. E poi, nel 2007 l’approdo in Campidoglio, con la presentazione dell’allora sindaco Walter Veltroni e di Giuseppe Tornatore, che trovò straordinarie analogie tra il Palma e il suo “Paradiso”.

La storia del cinema ruota attorno a tre personaggi, che idealmente si scambiano il testimone di una staffetta temporale.  Il primo è Nonno Fabio, di cui il protagonista porta il nome. Un falegname con la passione per la celluloide. Trevignano era un villaggio di milleduecento cristiani, quattro volte meno degli abitanti attuali, più somari, pecore e galline.  Un giorno, verso la fine del 1939, Nonno Fabio disse: “Questa gente merita il cinematografo”. Così andò a Roma, comprò una macchina da proiezione modello Balilla e la piazzò nel suo laboratorio da falegname. Salvandolo da ambizioni assai meno edificanti: c’erano movimenti di truppe, in zona, e qualcuno voleva chiamare delle ragazze e metter su un postribolo. Il primo film proiettato fu Frutto Acerbo, di Carlo Ludovico Bragaglia, con Nino Besozzi. Chi non aveva i soldi del biglietto, pagava con frutta e uova.  Poi, una mattina del 1944, mentre viaggiava sulla Cassia col suo furgone a tre ruote, Nonno Fabio venne mitragliato da un aereo americano in ricognizione e morì.

E’ il figlio Fernando che continua l’opera. Trova in una cassa, sottoterra, la Balilla che il nonno aveva nascosto per proteggerla dalla guerra, ricostruisce il cinema assieme ad Angelo Parissi, il proiezionista collaboratore del nonno che ancora oggi, a 87 anni, è una colonna del cinema Palma. I film riprendono, nell’entusiasmo di tutto il paese. Per il botteghino è una stagione assai felice. Fernando apre anche l’impianto Agip e gli incassi del distributore rivitalizzano il cinema.

Ma la concorrenza della tv diventa schiacciante quando, tra la fine del 1984 e l’inizio del 1985, il governo Craxi con due decreti liberalizza l’etere. Gli spettatori si riducono ad appena 500 in un anno e così, a maggio del 1985, il Palma chiude. Ma è qui che scatta la sfida più imprevedibile, con protagonista, stavolta, il giovane Fabio. Riaprire qualche mese dopo, come cinema d’essai. Una follia, gli dice un giorno a cena Vittorio Cecchi Gori. E invece è un trionfo.  La sala dei Palma diventa la nicchia di qualità di tutto il bacino del lago. Nasce il premio Aiace Trevignano per i migliori giovani registi italiani, e arrivano Salvatores, Archibugi, Amelio, Placido.  Nel 1994 si inaugura la splendida, panoramica arena estiva. Nel ’95 vede la luce il Festival “La cittadella del corto”, con cortometraggi spediti da tutto il mondo. Nel 2002 arriva qui Michelangelo Antonioni, a festeggiare i suoi 90 anni. La storia continua, con una nuova saletta da 60 posti, inaugurata nel 2006, che affianca la sala madre e l’arena. Ma non sono soltanto film, quelli che il Palma propone: anche concerti, presentazioni di libri, cicli di lezioni sui temi più disparati, concedendo gratis la sala madre e la saletta.

L’ultima nata è l’Associazione culturale Trevignano FilmFest, presidente Corrado Giustiniani, tesoriere Fabio Palma, che ha visto la luce il 24 maggio del 2012. Non più Festival del cortometraggio, ma rassegna dei più bei film che abbiano trattato determinati argomenti di grande impatto sociale.