L’astronauta, la regista e la sindacalista. Tre grandi incontri sul palco del Palma

“Quando vai tanto lontano vedi la Terra così azzurra, così fragile. E non puoi che volere ancora più bene a questo pianeta, l’unico che abbiamo per vivere tutti”. Assieme agli spettatori del cinema Palma, Umberto Guidoni ha appena visto l’emozionante “Gravity”, lo straordinario film da sette Oscar di Alfonso Cuarón centrato sul viaggio più lungo consentito all’uomo, quello nello spazio, che ha aperto la giornata di domenica del Trevignano FilmFest. Guidoni racconta le sue, di emozioni: quelle del bambino che aveva sempre sognato di diventare astronauta, dell’astrofisico che progettava satelliti al Consiglio nazionale delle ricerche e quasi non ci credeva quando l’Agenzia spaziale Italiana e la Nasa lo selezionarono per I voli spaziali. Quelle dello specialista di missione che finalmente, a quarant’anni, salì a bordo della navetta Columbia e a quasi cinquanta, primo europeo, della Stazione spaziale internazionale.

Tutto sulla Terra, e nelle profondità della mente, il film successivo. “Nico 1988”, di Susanna Nicchiarelli, parla dell’ultima solitaria tournée di Christa Päffgen, detta Nico, che era stata la voce dei Velvet Underground, il gruppo rock di punta a cavallo del 1970. Tra alberghi lugubri e spettacoli semi-clandestini oltre la Cortina di ferro, amore per il figlio e lucida consapevolezza di sé, crisi d’astinenza e trascinante, ma intermittente, sintonia con il pubblico. Una ripresa della voglia di vivere, stroncata da un’emorragia cerebrale a Ibiza, nel luglio 1988, mentre andava in bicicletta a cercare della marijuana.

Molto acceso il dibattito che è seguito alla proiezione. Da una parte il critico musicale Dario Salvatori: “Nico era una raccomandata di Andy Warhol, priva di qualunque talento”. Dall’altra la regista Nicchiarelli: “Nel film canta canzoni bellissime. Ed è musica che ha scritto lei”.

Dopo un concerto in piazza della Scoop Jazz Band, a chiudere la giornata è stato “Crash Test Aglaé” di Éric Gravel. Racconta di un’azienda francese che chiude la fabbrica per spostare la produzione in India. Con un’offerta cinica ai dipendenti, per salvare le apparenze: possono conservare il posto di lavoro, purché si trasferiscano laggiù a proprie spese. Testarda, la protagonista Aglaé accetta la proposta, e intraprende un lunghissimo e avventuroso, spesso comico, viaggio via terra. A commentare il film in sala con gli spettatori del FilmFest, Francesca Re David, segretaria generale della Fiom, prima donna alla testa dei metalmeccanici della Cgil in 116 anni di storia.

“L’industria manifatturiera italiana è la seconda in Europa – ha ricordato – e non è affatto vero che sia destinata al declino. Dico soltanto, a titolo di esempio, che i pezzi dei Boeing vengono costruiti a Grottaglie, anche se poi sono montati in America”. Quanto alle disposizioni contenute nel Decreto Dignità per prevenire la delocalizzazione (restituzione allo Stato di agevolazioni fiscali e contributi ricevuti) la Re David non crede che possano essere efficaci, perché è molto difficile rintracciare tali aiuti. In Paesi come la Spagna, ho proseguito, è ben più arduo delocalizzare, come dimostra una recente esperienza della Piaggio.

Abbiamo una classe politica assente e una classe dirigente che non sono all’altezza della sfida: “Ed è un paradosso che un gruppo pubblico come Fincantieri, appalti e subappalti a Trieste l’80 per cento della sua produzione”. Il costo del lavoro, ha detto ancora, non è una componente centrale: vale al massimo l’8 per cento del problema. E ancora: “Il Jobs Act ha favorito solo la precarizzazione”. La Re David è poi tornata a sottolineare quanto sia stato importante l’accordo sull’Ilva, grazie ai 4 mila posti di lavoro salvati e alle misure per la tutela dell’ambiente ottenute dai proprietari indiani, dando atto al ministro Di Maio di aver fatto molto meglio del suo predecessore Calenda. Ma questo non basta per formulare un giudizio positivo sul governo, che è atteso al varco per nuove richieste dei lavoratori e del sindacato.