Tutto esaurito nella prima giornata del FilmFest

_mas5799Un inizio con il tutto esaurito. Era piena in ogni ordine di posti ieri alle 18.30, la sala del Cinema Palma, per l’inaugurazione del Trevignano FilmFest, giunto alla sua quinta edizione. Un evento che cresce di anno in anno, e che ormai è diventato un classico. E oggi, che sono in programma tre grandi film, “La legge del mercato”, “I ragazzi stanno bene” e l’anteprima nazionale di “I Daniel Blake” di Ken Loach, gli organizzatori avvertono: l’accesso in sala è consentito fino ad esaurimento dei posti, come è riportato sul retro della FilmFest Card. Nella prima giornata di venerdì, attorno al tema di quest’anno, “Ombre nere, il cinema e le libertà negate” sono stati presentati i documentari “I bambini della miniera” di Tommaso Santi e “Under The Sun” di Vitaly Mansky, relativi rispettivamente ai filoni del diritto al lavoro e delle libertà democratiche. Tra le due proiezioni, la piazzetta antistante il Cinema Palma ha accolto gli spettatori del festival per la degustazione di un’ottima amatriciana, offerta dal Ristorante Al Capannone con i vini della Cantina Capitani, mentre il pubblico è stato invitato a deporre in un’urna un’offerta destianata ai paesi terremotati. In sottofondo, a riscaldare l’atmosfera, la musica, molto applaudita, della “The Scoop Jazz Band”.

A dare l’avvio ai lavori della manifestazione è stata Claudia Maciucchi, sindaca di Trevignano, che ha sottolineato la grande attualità del tema di quest’anno: – «Ogni giorno siamo spettatori di vicende spiacevoli, in ogni parte del mondo, nelle quali le libertà e l’autonomia degli individui sono oggetto di prevaricazioni, soffocamento e abusi. Sono sicura – ha dichiarato – che da questo dibattito emergerà una profonda analisi e riflessione su cosa sia la libertà negata, da cui può nascere un forte impegno comune contro ogni forma di violazione e sopruso in qualsiasi campo della società civile. Da Trevignano, luogo di libertà, può nascere un messaggio chiaro di impegno sociale contro ogni forma di negazione di diritti e libertà individuali, ma soprattutto un messaggio di speranza».

Ad aprire il ciclo di 13 film, la proiezione de “I bambini della miniera”, presentato in anteprima, a cui è seguito un dibattito moderato da Corrado Giustiniani: protagonisti il regista Tommaso Santi, Marco Corrias, giornalista e autore del libro “Il pozzo Zimmermann. Storia di un minatore dalla luce al buio andata e ritorno”, e Massimo Righi, direttore del “Secolo XIX”. Il documentario racconta la strage avvenuta a Ribolla, in provincia di Grosseto, il 4 maggio 1954: a causa di un’esplosione di gas, 43 uomini rimasero uccisi nelle gallerie di una miniera di lignite di proprietà della Montecatini. Santi, che nel film cede la parola agli orfani, figli dei minatori, ha aggiunto: «Questa è una storia che in America sarebbe diventata un film alla Erin Brockovich. È una vicenda incredibile che racconta come, casa per casa, la Montecatini comprò la propria assoluzione. Per la prima volta gli orfani hanno accettato di raccontare come sono stati beneficiati dalla Montecatini».

Dalla Toscana di Ribolla, alla Corea del Nord, dove è ambientato l’altro documentario proposto al pubblico, “Under The Sun”, acquisito in lingua originale e presentato in esclusiva con la sottotitolatura in italiano. In questo caso sono tutti i cittadini nordcoreani, anche se figli della stessa patria, a potersi definire “orfani” di diritti e libertà personali, in quanto ingabbiati in un’esistenza scandita da rigidi rituali e sfarzose cerimonie, costretti fin dalla nascita al culto della personalità del giovane dittatore comunista Kim Jong-Un. A seguire, Stefano Trincia ha coinvolto in un incontro il giornalista Pio d’Emilia, da anni residente in Giappone e che più volte si è recato in visita a Pyongyang, il cui commento al film è stato: «L’occidente percepisce la Corea del Nord come una minaccia anche per colpa di noi media, ma è anche vero il contrario. La Corea del Nord è un paese che si sente minacciato: il concetto di terrore e minaccia deriva dal fatto che la Corea è sempre stata invasa, senza avere invaso mai alcun popolo». In disaccordo Trincia e chi del pubblico è intervenuto: quella nordcoreana è una dittatura che non lascia scampo nemmeno ai bambini.