Iram Haq ha raccontato al pubblico il dramma personale sfociato nel suo film

A quattordici anni è stata rapita dal padre e dal fratello, strappata al Paese in cui è nata e cresciuta, costretta a vivere pressoché segregata in una terra estranea e oppressiva. Al pubblico del Trevignano FilmFest, la regista Iram Haq ha raccontato le tremende esperienze personali da cui è nato “Cosa dirà la gente?”, il film norvegese proiettato ieri sera nelle due sale, strapiene, del cinema Palma. Accanto a lei la protagonista Maria Mozhdah, 19 anni, appena 17 quando il film è stato girato.

E’ la storia delle pressioni, poi delle vessazioni, poi delle minacce, infine della violenza che subisce Nisha, un’adolescente di famiglia pachistana, che ai genitori appare troppo integrata nella società norvegese. Quando viene sorpresa nella sua camera con un ragazzo, la punizione è immediata e crudele: deportazione in Pakistan. E qui di nuovo prepotenze da parte dei parenti e della polizia, tentativi di ribellione della ragazza. Finché il padre viene a riprendersela. Non per riportarla al suo Paese, ma per eseguire la sentenza decretata dalla sua tradizione e dalla sua cultura, una condanna a morte. All’ultimo momento non se la sentirà, e Nisha riuscirà a salvarsi, ma al prezzo di tagliare i ponti con la famiglia.

Così ha fatto Iram Haq nella vita vera, per molti anni. E’ riuscita a recuperare l’affetto del padre soltanto sul letto di morte, quando lui ha abbandonato il suo orgoglio e le ha confessato di essere fiero di lei, del suo primo film e della sceneggiatura del secondo, “Cosa dirà la gente”, che la regista gli aveva mostrato. Un lavoro non facile da realizzare: “Volevo esporre quella storia non solo dal punto di vista della protagonista, cioè il mio, ma anche da quello dei genitori di Nisha, dunque dei miei”. Con il rischio sempre presente di mettere sotto accusa non solo una cultura e i costumi che ne derivano, ma anche la religione in cui questa è immersa, quella islamica. Con risultati più che soddisfacenti, però, visto che il film è stato scelto per rappresentare la Norvegia nella corsa all’Oscar.

Storie come questa accadono ogni giorno anche in Italia, anche se quasi sempre rimangono sommerse. Lo conferma la cronaca: è di pochi giorni fa l’appello disperato lanciato ai compagni di scuola di Cesano Maderno da Memoona Sadfar, trattenuta a forza in Pakistan dai parenti per costringerla a troncare una relazione sgradita. La sua vicenda è finita bene, ma in questi casi il lieto fine è tutt’altro che garantito. Lo ha ricordato sul palco del FilmFest Tiziana Dal Pra, fondatrice di Trama di terre, un’organizzazione che da Imola offre rifugio e sostegno di ogni genere alle donne di origine straniera vittime di violenza e oppressione in famiglia.