Grande anteprima sabato 24:
“I Daniel Blake” di Ken Loach

loachUna grande notizia per il pubblico del Trevignano FilmFest. Sabato 24 settembre proietteremo l’anteprima nazionale del film di Ken Loach “I Daniel Blake”, il film che ha vinto a Cannes e che arriverà nelle sale italiane soltanto un mese dopo. Prima ci sarà una breve intervista-saluto per il nostro pubblico, che abbiamo raccolto ieri a Roma (vedi foto). Pubblichiamo qui sotto il commento al film del nostro direttore artistico Fabio Ferzetti.

di Fabio Ferzetti

Un film per aprire gli occhi sul mondo in cui viviamo. Scritto e girato con stile spoglio, rigoroso, iperrealistico, implacabile. Un “Umberto D.” dei nostri giorni incrociato a “La legge del mercato”, l’angoscioso film con Vincent Lindon disoccupato e stritolato dalla burocrazia (vedi oltre).

Frutto di lunghe inchieste sceneggiate con il suo affezionato complice di tante altre imprese cinematografiche, Paul Laverty, Daniel Blake è un falegname vicino alla sessantina che si trova in uno di quei vicoli ciechi di cui abbonda l’odierna ingegneria sociale. Malato di cuore, non può più lavorare. Ma lo Stato non gli riconosce l’invalidità, quindi aspettando di poter fare ricorso deve continuare a cercare lavoro, per 35 ore a settimana (senza poterlo accettare!), se vuole ottenere il sussidio di disoccupazione.

Il tutto facendo continuamente lo slalom tra centralini che non rispondono, regolamenti oscuri ed assurdi, funzionari robotici capaci solo di metterlo in difficoltà e multarlo a ogni inadempienza. Come fanno anche con Katie, ragazza madre londinese spedita a vivere lì nel Nord dell’Inghilterra con i suoi due figli per non perdere l’alloggio, che Daniel troverà il tempo di aiutare in modo insieme affettuoso e disinteressato.

Con due personaggi così, ci voleva tutta l’arte di Loach per non cadere nel melodramma edificante. Nessuno infatti sa restare semplice, credibile e concreto meglio di questo grande creatore di personaggi, che illumina tragedie invisibili con la pazienza e la precisione di chi non si rassegna a considerare normale ciò che è aberrante, ma ci mostra con ostinazione a cosa porta l’assetto economico e tecnologico oggi dominante. Restando fedele al suo cinema ma variandone continuamente toni e tinte, con un’attenzione che è anche segno di rispetto e amore per gli spettatori.